Sentieri nel ghiaccio by Werner Herzog

Sentieri nel ghiaccio by Werner Herzog

autore:Werner Herzog
La lingua: ita
Format: mobi, azw3, epub
editore: Guanda
pubblicato: 2014-11-12T23:00:00+00:00


giovedì, 5.12

Partenza la mattina prestissimo. La sveglia che avevo poi trovato faceva un tic tac così rumoroso e così sospetto nella casa che avevo appena lasciato, che sono tornato a prenderla e l’ho buttata, quand’ero più avanti, in uno sterpeto. Subito fuori Fouday sono cominciati quei tremendi rovesci, pioggia mista a fiocchi di neve, e le nubi nere non lasciavano presagire niente di buono. Sotto un albero, nell’alba ancora buia, ho trovato rifugio. Sotto di me la strada e, al di là del torrente, una linea ferroviaria. Che desolazione. Un altro tratto, e allora sì che è cominciata la musica: sono accovacciato sotto i pini al di sopra della strada, con l’impermeabile tutto raccolto, stretto sul corpo, ma ormai serve poco. Passano rombando dei camion ma non vedono me, l’animale sotto i rami. Una scia colorata di benzina sale su per la collina. Rovesci violenti. Faccio come se fossi parte del bosco. Poi mi ha scovato un contadino su un motorino. Si è fermato un momento, mi ha guardato stupefatto e ha detto «Monsieur», e nient’altro. Se vedo i grandi pini come ondeggiano uno dentro l’altro, scarmigliati dalla bufera, come se mescolassero o macinassero non so cosa, al rallentatore, mi gira la testa; basta un’occhiata e di colpo in mezzo alla strada mi sento quasi mancare. Compare un’orchestra, ma non suona, è sciaguratamente irretita in una discussione col pubblico sulla decadenza della musica. C’è un lungo tavolo e proprio in fondo si è seduto un musicista. È completamente via con la testa e si passa le dita fra i capelli in un modo così strano e patetico che non posso non ridere, mi viene mal di pancia dal ridere. Un arcobaleno, laggiù, mi dà improvvisamente la massima fiducia. Che segno è questo e sopra colui che cammina. Ognuno di noi dovrebbe camminare.

A Le Petit Raon lapidi per i deportati della Gestapo, 196 persone, metà paese perlomeno. Sono stato un pezzo a studiare quelle lapidi senza notare che una giovane donna studiava me da poco distante, da una scala. Se il municipio fosse stato aperto sarei andato dentro a chiedere che cos’era stato.

A Senones c’è una chiesa incredibile. Dal caffè dirimpetto venivano delle voci, ci sono andato, ho ordinato caffè e sandwich; intorno a me, in ozio, i giovani perdigiorno del luogo. Uno giocava così male al bigliardo che barava pur essendo solo. Un algerino, imbarazzato, era seduto al mio stesso tavolo e non osava ordinare perché non capiva la lista. Davanti al caffè sosta una Citroën berlina nuovissima con sul tetto un gran carico di fieno. A Raon l’Étape ho riflettuto a lungo se aveva senso proseguire, sono di certo altri 20 chilometri fino alla prossima località un po’ grande; qui tutto è abbastanza disperso. Un alberghetto carino, almeno visto da fuori, ha risolto la questione; ho di nuovo bisogno di lavarmi come si deve. Telefonato dalle poste e telegrafi a Monaco, questa volta le notizie sono un po’ meglio. L’ultimo tratto prima di Raon era una sequela di grossi camion, c’era da stare in apprensione.



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